Una scoperta inattesa
E' talmente tanto che non scrivo su una gita in montagna che fatico a trovare l'incipit. Lascio andare le dita sulla tastiera e scrivo di getto... Ieri gita alla Laga, io, claudio cristofari, stefano frigeri, maria chiara carboni, fabiana giovannetti e due amici di claudio. Alle 8.10 siamo in marcia dal Sacro cuore, dove torneremo alle 17.00 dopo quasi 9 ore, 1600m abbondanti di dislivello e quasi 22 km di sviluppo.

Una Laga incredibilmente bella ci accoglie, tra verde intenso, neve in via di scioglimento, acqua in ogni dove. Non ero mai stata in questa parte di Laga così remota, isolata. Incontriamo solo un branco di cinghiali con cuccioli, salendo, per il resto ci siamo solo noi. Affrontiamo un guado, una grande valanga che rischia di farci perdere il sentiero, manovre di equilibrismo su fango... la giornata si presenta impegnativa da subito. E finalmente siamo al cospetto della nostra prima meta: il Monte Spaccato. Mai sentito vero? si trova tra Gorzano e Pelone meridionale, 2283 m con affaccio sul versante sud della Laga. La cosa curiosa è che guardandolo da sotto "controluce" la spaccatura che gli ha fruttato il suo nome non si vede, non si intuisce bene. E' un monte talmente ignorato che, a meno che non si percorra la cresta in un senso o nell'altro tra i due monti limitrofi, non vi sono vie di salita. E così la via ce la troviamo da soli: prendiamo il fosso bello innevato che si incunea dabbasso nella spaccatura e lo risaliamo su ottima neve fino a quando l'inclinazione lo consente per camminatori senza ausili; ne usciamo quindi alla nostra sinistra per un intaglio scosceso tra terra ed erba, manovra non proprio velocissima ma molto sfiziosa.

Arriviamo così ad una sella senza nome a 1950 e da qui seguiamo lo splendido lembo di sinistra della spaccatura per arrivare in cima. 300 metri di salita con affaccio sulla roccia nuda della spaccatura e sul fosso innevato di cui abbiamo percorso una parte. la roccia a vista è nera, sembra basalto, ed è sorprendente vedere così da vicino e distintamente il lavoro della natura. un po' come al Corvo che di possono ammirare gli strati della crosta terrestre "a onde", contratti nelle ere geologiche dai movimenti della terra stessi. è uno spettacolo per me quasi ipnotico, forse perchè inatteso o forse perchè salito quasi in solitudine, nel silenzio dei miei pensieri.

Dalla cima del Monte Spaccato comincia poi la nostra cavalcata di cresta, fino ad arrivare a Pizzo di Moscio. Siamo tutti pieni di panorama, i nostri occhi hanno fatto incetta di immagini appaganti e il nostro cervello ha messo un tassello in più nella mappa geografica del nostro Appennino. Un po' di riposo e ci muoviamo per la via del ritorno, a chiudere l'anello iniziato alla base del Monte Spaccato. E la Laga ci regala ancora un tripudio di bellezza.

Il sentiero di discesa passa alto (ma non troppo) nel Fosso di Selva Grande, attraversando numerosi nevai su cascate a volontà. Da lontano rimiriamo tutto il giro fatto e la spaccatura lambita in salita, sullo sfondo il Gorzano. Scendere di quota è quasi un peccato ma dobbiamo arrivare fino nel fosso per poterlo attraversare e risalire dall'altra parte. Poco prima di arrivare al guado ci godiamo ben tre cascate che, come a limitare un anfiteatro, scrosciano rumorose per la tanta acqua. La stessa che dobbiamo superare nel punto più in basso, impossibile apparentemente perchè tanta e veloce. Tento un attraversamento a monte del sentiero, ma la neve che ricopre il fosso è troppo sottile, non reggerebbe il passaggio di 7 persone; allora mi sposto appena più a valle e trovo un passaggio su neve molto più spessa e sicura. Passo e aspetto che arrivino tutti gli altri. Incanto è la parola giusta per descrivere lo spettacolo, istantanee di una giornata che si imprimono nella mente.

Ci ricompattiamo per portare a termine l'uscita, dando un ultimo sguardo indietro al Monte Spaccato ora si nettamente visibile con la sua spaccatura illuminata dal sole pomeridiano. Riattraversiamo la valanga, riguadiamo il fosso del Gorzano e ci godiamo il fresco del bosco che conduce al Sacro Cuore.

Posto alcune foto fatte col mio cellulare scrauso, purtroppo non avevo la macchinetta con me!

18/05/2017


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