Sul finire di un'avventura
Ho terminato di collezionare 2000 il 25 giugno 2016 e quel giorno e nei giorni seguenti avrei avuto tante cose da condividere. Poi sono passati i mesi e altre avventure, nuovi obiettivi, hanno preso mente e corpo. Così quando mi sono trovata a preparare questo intervento non ero più così in grado di mettere in fila i pensieri, di capire cosa poter dire che non annoiasse troppo.

Potrei parlare dell’Appennino, pensavo, mostrare foto, raccontare fatiche e gioie della mia avventura; oppure potrei cercare di affrontare il tema della montagna al femminile, terreno difficile da sondare.

Più ci pensavo più mi dicevo che non sono Bonatti, o Tamara Lunger, con grandi imprese da raccontare. Allora ho deciso di parlare di 3 cose, 3 semplici aspetti della mia collezione che conserverò per sempre e che potranno aiutarmi, spero, a raccontare il mio modo di donna di andare per monti.

MONTAGNA A DUE

"Noi due ce ne andiamo a scalare le montagne più alte della terra non solo per passione alpinistica, ma per amore. Si va a portare lassù la nostra prova di coppia. Non rischiamo solo un pezzo di vita, ma pure la felicità. L’amore nostro è la forza che mi ricarica per il semplice contatto, che spinge ancora quando non ho più fiato, perché so che c’è lui sopra di me. L’amore è il nostro combustibile, un’energia pulita. Se mi riuscirà di completare il giro dei 14 Ottomila sarà per questo amore, senza di lui mi mancherebbe la volontà più che la forza".

Ho rubato queste parole a Nives Meroi, che parla così di lei e Romano Benet a Erri De Luca. Non ho la pretesa di paragonarmi a lei, sia chiaro, non potrei mai. Quando lessi le sue parole più di 10 anni fa, mi piacquero e me le appuntai: non ero cosciente di essere alla ricerca di qualcosa di simile, né tantomeno potevo sapere che lo avrei trovato.

La mia collezione dei 2000 inizia per gioco accompagnando il mio compagno, Giorgio, che come un fulmine in poco tempo raggiunge l’obiettivo. Credo di poter dire che la mia passione per la montagna è esplosa con lui, è coincisa con un innamoramento del cuore; non che non la frequentassi già, la montagna, ma in maniera molto meno intensa e completa. Non conoscevo il fruscio degli sci che fendono la neve, il brivido del vuoto, la paura nel superare rapidamente i propri limiti. E il gioco poi è diventato mio, con l’obiettivo a me chiaro - mai dichiarato a nessuno - di poter parlare con lui del nostro Appennino con cognizione di causa. Non posso dire di avere raggiunto la sua conoscenza e la sua esperienza dell’Appennino, sono ancora troppo giovane; posso però affermare con certezza che senza di lui non avrei avuto la stessa motivazione e non avrei perseverato nel tentativo. Per questo mi riconosco nelle parole di Nives Meroi e mi emoziona rileggerle: distinguo la traccia di Giorgio fra cento, so qual è la traiettoria tracciata da lui, e so che anche se sparisce alla mia vista, arriverà lassù ad aspettarmi per accogliermi nel suo abbraccio. La montagna fa parte del nostro progetto di vita insieme e l’Appennino è il nostro banco di prova più immediato, familiare e morbido nelle sue forme.

MONTAGNA MADRE

Avere un compagno accanto animato dalla tua stessa passione è una fortuna enorme quando diventi madre: unito alla volontà di andare, significa non dover rinunciare. Ho preso lo scudetto delle 100 cime che nostro figlio non aveva nemmeno 2 anni e ora che non ne ha ancora 6, completo l’opera. Nel mezzo ci sono state uscite a 3 con Flavio nel marsupio e poi nello zainetto, staffette per la stessa cima, week end in montagna alternati il sabato io, la domenica il papà, e perfino sortite infrasettimanali rubate al maltempo in arrivo. Il giorno che ho salito con un’amica Iaccio dei Montoni e Costognillo alle 7 eravamo in cammino, alle 15 di corsa all’auto e alle 16.30 ero a scuola per prendere mio figlio e accompagnarlo in piscina: per poco non mi addormentavo quel pomeriggio mentre lui nuotava. Il 19 novembre 2015, quando salimmo in due sole donne il Tempio, la sera a casa mi attendeva una cena con ospiti ignari di tutto.

Sono finiti per ora i tempi dei week end improvvisati, del Vallone del Palombaro in notturna o della Val Serviera dormendo in auto; sono iniziati i tempi della programmazione e delle uscite non più necessariamente insieme io e Giorgio. E quando torni a casa la sera, anche se la sveglia ha suonato alle 4, devi dismettere velocemente le vesti della montanara e tornare a quelle di mamma: i figli non sanno distinguere, la mamma è una e di solito… la vogliono tutta per loro.

Eppure è impossibile non andare, dopo un po’ è come un richiamo quello che ti prende a risuonare nella testa, a farti sentire in gabbia. Il top è salire sapendo che a valle ci sono loro due ad aspettarmi, che mi vengono incontro d’estate o restano a fare pupazzi di neve in inverno.

APPENNINO PALESTRA E CRESCITA

Casa, Palestra, Crescita, è questo il significato che ha per me l’Appennino: dal Monte Scalambra sotto il quale sono cresciuta all’Island Peak in Nepal, passando per il Nadelhorn e il Dom de Neiges, le linee di confine con il cielo che mi fanno sentire a casa sono quelle dell’Appennino. Mi ha cullato e mi consente di crescere nella pratica della montagna, dal trekking, allo scialpinismo, all’arrampicata, in coppia e in famiglia. Mi ha sottratto con una spazzata di valanga un caro amico qualche anno fa, e ha udito le mie fragorose risate fra amici di valore. Ho pensato più volte di recente a quanto sia diverso fare scialpinismo da noi e sulle Alpi: la neve è diversa, la luce è diversa, forse proprio perché amica, familiare. Toccate le vette bisogna scoprire ora i fianchi e le valli o accompagnare altri nella loro collezione, nell’attesa di scoprire se nostro figlio coltiverà anche lui la nostra stessa passione, e vorrà condividerla un po’ con me.

Voglio ringraziare gli amici con cui ho condiviso assiduamente salite e avventure a caccia di duemila:

Antonella Angelucci, la marchigiana anglofona

Antonella Antonica, la vestale del Tempio

Flavio Dente, l’irriducibile

Claudio Cristofari, mister Aconcagua

Eugenio Occulto, il nostro cavallo pazzo

Giuseppe Celli, gambe leste e gps

2 dicembre 2016

Riunione annuale del Club2000, dal titolo "Quando la montagna è donna"


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