IL KM 40 di Trafo

                                                           Domenica 26 APRILE 2009

LA PARTENZA.    Mi sveglio alle 4 per recarmi puntuale all'appuntamento con Giorgio che non ha ancora le idee chiare sul da farsi: Cefalone ? Corvo ? Mi tratta come un suo pari chiedendo consigli ma, ahime', non sono ancora abbastanza esperto per poter dare contributi validi.  Dalla A24 salutiamo la bella citta' ferita.  Piu' avanti ci appare la montagna a noi cara.  Per tanto tempo ci e' mancata; oggi abbiamo deciso di riprendere contatto con lei, nel rispetto di chi il terremoto l'ha vissuto sulla propria pelle.  E' tempo di decidere ... 

...  L'AVVICINAMENTO.   Da lontano Giorgio osserva, intuisce le lingue, i passaggi, le quote e mi rende partecipe dei suoi pensieri.  Parcheggiamo la macchina lungo la strada per Fonte Cerreto la' dove si diparte una piccola sterrata che ci sembra andare nella giusta direzione. Alla nostra sinistra scorgiamo del bianco e attraverso il bosco lo raggiungiamo. Si tratta di quel che resta di una valanga: ci ramponiamo e la usiamo come via per ...

...  LA SALITA.  Sassi di neve, palloccole, grumi piccoli e grandi, colatoi e muraglie insieme a mughi, erba e roccette rendono difficile il passo.  Ci alterniamo nel battere traccia e rapidamente guadagnamo quota. La' dove la neve e' piu' abbondante ed il pendio si fa ripido ricorriamo alla piccozza.  Spesso la neve sfonda; a volte nemmeno lo scalino di Giorgio mi sostiene: affondo !  Di tanto in tanto alziamo lo sguardo per ammirare lo scenario: STUPENDO ! Un falco si libra sopra le cime.  Il cielo e' ancora terso ma sappiamo che presto cambiera'.   Gli zaini, carichi degli sci, hanno un peso non indifferente in questa situazione impegnativa.  La fatica si fa sentire e, di passo in passo, le risorse energetiche vengono meno.  Per me si avvicina ...

... IL QUARANTESIMO KILOMETRO.   Giorgio, inutile dirlo, e' piu' avanti.  Giunto ad una ventina di metri dalla vetta sono allo stremo. Non mi posso fermare: con la forza della disperazione, solo e sfinito, raggiungo la cresta.  Qui mi rendo conto di essere cotto:  mi sento come al quarantesimo kilometro di una maratona, quando ormai solo la testa puo' portarti al traguardo. Tira vento, il sudore si fredda, sono senza forze.  Mi fermo;  prendo dallo zaino cio' che mi occorre per ridare calore ed energie al mio corpo poi, rassegnato, riparto.  Vado avanti verso quella cima sulla quale poco fa ho visto Giorgio salire.    Finalmente sono in VETTA !!!     Il compagno vedendomi arrivare si complimenta.  Stremato, gli racconto quello che ho passato; anche lui ammette di avere fatto molta fatica.  Di li' a poco commentera' ma hai gia' recuperato !?!  quando, ingurgitata una barretta, sono gia' pronto per la seconda parte dell'avventura ....

...  LA DISCESA.    Anche questa non sara' facile ma mai quanto la salita. I primi 500 metri ci regalano una sciata favolosa. Piu' giu' i pendii, sconquassati dalle valanghe, non sono facili da sciare: ci sono rigoli e palloccole di neve un po' dovunque, traversi su salti di roccia che potrebbero essere pericolosi. Procediamo a debita distanza l'uno dall'altro per non correre rischi.  Giorgio di tanto in tanto mi urla qualche raccomandazione.  Non ho paura e mantengo la massima concentrazione.  Nel bel mezzo di un traverso esposto cado a causa dei rigoli.  Perdo uno sci, rotolo e anche l'altro si stacca.  Mentre rotolo butto uno sguardo:  niente rocce nelle vicinanze.  Afferro il bastoncino e riesco a fermarmi.  Tutto sotto controllo, senza patemi d'animo.  Giorgio urla tutto a posto ?  rispondo siiii  e lui scompare.  Io devo ancora rialzarmi e risalire, sudando, fino agli sci.  Perdo tempo a calzarli sullo scomodo pendio e, finalmente, riparto anche io.  Con attenzione seguo la traccia dell'amico che e' sempre piu' lontano ...   Di tanto in tanto lo scorgo in lontananza: mi sta aspettando e cio' mi rassicura.  Cosi', di curva in curva, di traverso in traverso, giungo all'ultima colata valangosa, la supero e finalmente (Giorgio direbbe purtroppo) mi levo gli sci.  Raggiungo il compagno che si e' fermato a mangiare.  E' molto il dislivello da fare ancora a piedi, tra pendii erbosi e roccette.  Disturbato, un camoscio si dilegua mentre ci prepariamo per ...

...  IL COMMIATO.     Di tanto in tanto volgiamo lo sguardo compiaciuti verso la montagna che ci ha accolti.  Osserviamo lo spettacolo incredibile delle valanghe: una di esse ha ostruito la strada pedemontana, a breve distanza da un casolare.  La spaventosa incredibile forza della natura  !   A Fonte Cerreto e' desolazione; la presenza di due roulotte mi fa pensare.  Sono molte le macchine parcheggiate ma alberghi e bar sono tutti chiusi; unica eccezione un ristorante.  Entriamo: molte persone sono ancora a tavola.  Chiediamo se possiamo avere birra e gazzosa.  Ci trattano gentilmente facendoci accomodare ad un tavolo apparecchiato con cura.  Riprendiamo, alla nostra maniera, i contatti con terra e gente d'Abruzzo ...  con l'affetto di sempre.

Grazie Giorgio !!!   Grazie Abruzzo !!!      

dal vostro Trafo

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