Le Mainarde
Era da parecchio tempo che non andavo più in montagna. L'invito di un collega di lavoro, Emilio, mi ha riportato a calzare sci e scarponi ormai dimenticati dalla scorsa stagione. Ci vediamo a Carsoli al bar subito fuori dal casello. Abbiamo appuntamento con Luciana, compagna abituale d'Emilio nelle escursioni con gli sci, a Capistrello visto che la nostra meta, decisa già da Luciana, è alle Mainarde. Non ci sono mai stato ma le ho già "viste" diverse volte nei resoconti e nelle foto dei "cordini". Arriviamo ai prati di mezzo con "i due malinconici skilift" (citazione da Mazzoleni) con una bel sole e con il cielo solo striato da qualche nuvola sfilacciata. Emilio si consulta velocemente con altri sciatori che vanno alla Meta ma noi, per volere di Luciana, ci dirigiamo verso la Metuccia. Una volta in quota con uno splendido colpo d'occhio su tutte le montagne intorno c'è una lunga discussione (tra Luciana ed Emilo, io sono ospite e non intervengo...) su come orientare la nostra gita. Alla fine decidiamo di proseguire per la Metuccia (anche se poco individuabile nel gruppo di cimette che abbiamo di fronte tra Meta e Cavallo) per poi discendere e risalire sul Forcellone. Sulla cimetta che per noi rappresenta la Metuccia togliamo le pelli e scendiamo cercando di spostarci più a sinsitra possibile per avvicinarci alla salita al Forcellone. Giunti all'ennesimo valloncello da tagliare rimettiamo le pelli e risaliamo  al grande piano ai piedi del Cavallo. Risaliamo poi verso il Forcellone dove facciamo le uniche due inversioni della nostra gita (Emilio infatti continua a lamentarsi di averlo trascinato ad una sci-escursionistica o addirittura ad una uscita di sci di fondo ovviamente senza offesa per queste due altre discipline della montagna). Visto il sensibile peggiorare del tempo (il cielo si è completamente chiuso) e forse considerato il mio livello di stanchezza rinunciamo alla cima e scendiamo nell'ampio anfiteatro a ovest in direzione proprio dei prati di mezzo. Un'ultima occhiata ai faggi secolari, alcuni la cui grandezza fa veramente impressione e siamo di nuovo alla macchina. Piccola disavventura finale: a Carsoli appena rimontato sulla mia macchina mi accorgo di aver lasciato i fari accesi! Per fortuna Emilio ha i cavetti, riparto ma poi poco dopo Vicovaro il motore si spegne e non riparte. Chiamo mia moglie che in uno slancio di eroismo mi raggiunge con la sua auto, mi fa ripartire e mi scorta fino a casa.      

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