Et voilà, Bissolati sassè!
Canale in salsa gransassese fatta di neve mista a sassi = Bissolati sassè. Sommando la salsa alla strettezza del canale e alla ripidità del pendio, si ha un’idea della mia seconda OSA dell’anno. Dopo la classica salita al Corno Grande per la direttissima, in alcuni punti leggermente ghiacciata sì da piantare i ramponi solo di punta, ci riposiamo in vetta per mangiare e aspettare che esca il sole. Siamo pochi oggi in vetta al Gran Sasso… strano, che c’è di meglio che chiudere la stagione con il Re dell’Appennino? Ma meglio così, perché la discesa è un adrenalico duetto che nella mia mente disegna un elastico: Giorgio all’estremità avanzata, che dopo il Chiaretti si beve qualsiasi cosa ormai, io all’estremità di coda, alle prese con la maggior difficoltà finora affrontata. Il Bissolati non è più ripido della Ovest dell’Intermesoli, ma è stretto e oggi in alcuni punti anche un po’ avaro di neve. Sono stanca, di mente più che fisicamente: ho fatto in un anno più gite di quante qualcuno ne abbia fatte in anni di esperienza e in un crescendo di difficoltà che fortifica, questo è vero, ma nello stesso tempo fiacca anche un po’. E poi il lavoro ultimamente mi porta al mare, anche in quello d’Abruzzo, e la testa è li, ai colori del mare di giugno… magnifici. Ma il Bissolati ora è qui, attende di srotolarsi sotto i miei sci e se mi distraggo, rischia anche di farmi male. Perciò lascio che si distenda il filo immaginario che mi unisce a Giorgio– potenza dei sentimenti– e subito dopo inizio anch’io la discesa. La neve tiene nonostante al passaggio le lamine stacchino tutto lo strato superficiale scoprendo il fondo semi-ghiacciato. In alcuni passaggi iniziali lo spazio per curvare è davvero poco, si derapa o si scaletta quel tanto che basta per superare le strettoie, sempre su una notevole pendenza. Ma man mano che scendo acquisto confidenza con il pendio e sicurezza nel curvare. Più o meno a metà canale disegno una traccia di discesa perfino migliore di quella di Giorgio: ma è normale, se non sai fare curve saltate, o comunque molto strette, in qualche modo devi comunque uscirne. Nelle pause mi guardo indietro, mi godo le curve disegnate sulla neve e mi rendo conto ancor di più della ripidità del pendio. Il canale non ha interruzioni, scivoliamo tra le sue pareti fin quasi alla sua conclusione, in una specie di estasi avulsa dallo scorrere del tempo. Solo alla fine siamo costretti a togliere gli sci per 3-4 metri di roccia scoperta ed è li che veramente mi rendo conto di aver fatto tutto bene, di non aver commesso errori, di aver portato a termine la prova più difficile per una neofita dello sci! Rimettiamo subito gli sci alla volta del Duca e ci godiamo da li l’ultima discesa di stagione verso Campo Imperatore, proprio nel Canale del Duca. Per quest’anno può bastare, arrivederci al prossimo anno con l’obiettivo sperato del Primo Scrimone. 08 giugno 2010

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