Monte di Mezzo: il mio esordio scialpinistico
Domenica 27 gennaio 2013

Erano almeno tre anni che meditavo di fare il "grande salto" e passare allo scialpinismo. Diversi amici caini che mi avevano visto sciare in pista mi dicevano che non avrei avuto grossi problemi a praticare questa disciplina.
L'idea mi stuzzicava, ma finora avevo sempre rimandato: un po' perché sono convinto che in montagna le cose vadano fatte per gradi, ed ho quindi praticato, in questi anni, molto fondo-escursionismo, per abituarmi a muovermi con gli sci in ambienti non "preconfezionati" come sono le piste da discesa. E poi non nascondo che ero un po' frenato dallo sforzo economico necessario per costruirsi da zero un'attrezzatura da scialpinismo.
Quest'anno - anzi, ormai l'anno scorso, subito prima di Natale - ecco presentarsi l'occasione da non perdere: Ornella, che ha appena rinnovato la sua attrezzatura, vende in blocco sci, pelli e rampanti. Dunque rompo gli indugi e decido finalmente di lanciarmi in questa nuova avventura montanara!
Nel giro di alcune settimane metto insieme tutto il resto dell'attrezzatura ed eccomi finalmente pronto per cominciare.

Domenica 27 gennaio un quintetto formato da tre sci-muniti (il comandante Gaspare, Ornella ed io) e due ciaspole-munite (Tiziana e Loriana) si muove alla volta del Lago di Campotosto; destinazione il Monte di Mezzo per la cresta sud (Peschio Menicone e Colle del Vento). I pendii dolci di questo versante della Laga si prestano bene per l'occasione: sia perché il manto nevoso, certo non molto consolidato dopo le abbondanti nevicate dei giorni passati, impone di tenersi lontani dai pendii più ripidi; sia perché un principante quale io sono deve per forza iniziare "volando basso"! ;-)
Devo dire che il Padreterno non poteva regalarmi una giornata migliore per il mio esordio. Il percorso di salita è innevato già dalla strada, quindi iniziamo a salire subito sci (o ciaspole) ai piedi. Il tempo è splendido, senza una nuvola, limpidissimo. Freddo ma asciutto, senza un filo di vento. La neve abbondante e farinosa. Una condizione a dir poco ideale!
Saliamo allegramente nel bosco incantato, carico di neve. Io procedo senza difficoltà, salvo quella evidente del peso considerevole che ho attaccato ai piedi e a cui non sono ovviamente abituato. Ora capisco perché gli scialpinisti in montagna vanno tutti come treni! A portarsi su quel peso si fa un allenamento della madonna! ;-)
Usciti dal bosco raggiungiamo l'ampio crestone ed ecco aprirsi ai nostri occhi un superbo panorama su tutto il Gran Sasso, dal Corvo al Camicia.
Continuiamo a salire passo passo, senza forzare, e poco dopo le 13 siamo in vetta.
Qui il panorama è, manco a dirlo, ancora più esaltante: guardando verso l'Adriatico la vista si estende a perdita d'occhio, e una linea continua di nuvole lontane fa intuire la sponda opposta del mare.
Dopo una breve pausa ristoratrice, ecco finalmente il grande momento: si tolgono le pelli, si stringono gli scarponi, ed inizia la discesa.
All'inizio sono un po' rigido: devo prendere confidenza con la neve "vergine" con cui ho poca familiarità. Ma dopo cinque o sei curve comincio a sciogliermi e a sentire un'intima gioia quasi infantile nello scendere per questa immensa pista naturale.
Ovviamente procedo con molta prudenza, cercando di "sentire" i continui cambiamenti nella consistenza della neve e seguendo quasi pedissequamente la scia di Gaspare che, da parte sua, mi guida e mi consiglia pazientemente su come muovermi.
Mi viene da fare un paragone con l'arrampicata: così come saper fare un quinto grado in falesia non significa automaticamente saperlo fare in montagna; allo stesso modo mi rendo conto che saper sciare, anche bene, su una pista nera, non vuol dire assolutamente saperlo fare su un pendio "naturale" di uguale inclinazione.
Anche Ornellik si diverte un mondo, sui suoi nuovi sci, e pure le due ciaspolatrici sembrano "contagiate" dalle nostre esclamazioni di allegria.
Rientrati nel bosco, nei passaggi a volte un po' stretti tra gli alberi, rispolvero il buon vecchio spazzaneve, visto che la mia tecnica non è abbastanza perfezionata da consentirmi di scendere a serpentina senza rischiare di spalmarmi su un tronco. ;-)) In breve tempo eccoci di nuovo alla strada.
In tutta la discesa sono caduto due sole volte. D'accordo che era una discesa facile, ma come primo approccio non mi posso lamentare. ;-)

Grazie a Ornella che, vendendomi i suoi sci, non mi ha lasciato più scuse per rimandare l'inizio di questa attività.
Grazie a Gaspare che mi ha tenuto a battesimo.
Grazie a Tiziana e Loriana per aver fatto da madrine. ;-))

Alla prossima!

Andrea lo scimunito

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