Una Direttissima da ricordare
Sabato 17 luglio 2010, ore 7.30:

il piazzale di Campo Imperatore è ancora quasi deserto quando io e il Perrins ci mettiamo in cammino. La nostra meta è lì di fronte a noi: il Corno Grande per la via Direttissima.
Siamo arrivati ieri sera ed abbiamo dormito qui all'ostello, proprio per poter partire presto stamattina, e precedere la grande folla che, ne siamo certi, assalirà il Corno Grande nelle ore più tarde.
Iniziamo ad un passo moderato, ma man mano che ci scaldiamo aumentiamo l'andatura fino a raggiungere una "velocità di crociera" di circa 450 m/h.
Mentre saliamo verso la Sella di M. Aquila, e poi verso il Sassone, parliamo del più e del meno, ma entrambi siamo proiettati verso l'impresa che ci attende.
So cosa state pensando: "Ma che impresa sarà mai la Direttissima? La fanno migliaia di persone ogni anno!".
E' vero; avete obiettivamente ragione. Ciò nondimeno, per noi la salita di oggi ha un significato particolare, perché rappresenta per entrambi una "prima volta":
Francesco è la prima volta che torna a fare una via alpinistica dopo l'incidente di due anni fa.
Io è la prima volta che affronto una via alpinistica (sia pure facile) da "primo", ossia assumendomi l'onere e la responsabilità di guidare chi mi segue, e di attrezzare eventuali passaggi delicati.
Capite bene come, per tutti e due, questa giornata rappresenti una piccola sfida.
Arrivati al Sassone, ci imbrachiamo e iniziamo finalmente a mettere le mani sulla roccia.
Io mi sento bene, il "feeling" con la roccia si instaura subito, e mi diverto come un bambino a salire in spaccata nei vari camini che si susseguono lungo la via.
Francesco anche è molto concentrato; contentissimo anche lui di ciò che sta facendo, ma comprensibilmente più timoroso, vista la sua lunga "astinenza" dal contatto con la roccia.
Arrivati al passaggio chiave, la placchetta di II grado alta 2-3 metri, io passo senza problemi, mentre il Perrins non se la sente di superarla slegato. Cerco quindi una pietra dove allestire un ancoraggio per la corda.
Fissata la corda, la lancio al Perrins, che se la lega con un 8 all'imbraco. Nel frattempo io mi assicuro alla "sosta" (chiamiamola così ;-)), quindi mi passo la corda in un moschettone con un mezzo barcaiolo e recupero il Perrins, che ora viene su senza problemi.
Passato questo punto chiave, saliamo senza più alcuna difficoltà: in quattro e quattr'otto siamo in vetta.
Ci abbracciamo, entrambi felici di aver superato questa piccola grande prova.
Sono le 10.45, e in vetta c'è ancora poca gente; ma ben presto, come immaginavamo, iniziano ad arrivare frotte di gente, chi dalla Direttissima, chi dalla Cresta Ovest, chi dalla Normale. Alle 11.30, quando iniziamo a scendere, la vetta sembra la spiaggia di Ostia!
Decidiamo di scendere per la via Normale, quindi passiamo la Sella del Brecciaio e, giunti di nuovo alla Sella di M. Aquila, decidiamo di fare una puntatina al Duca degli Abruzzi e mangiare qualcosa.
Infine, riscendiamo a Campo Imperatore, dove ci attende l'ultima "missione" della giornata: andare a recuperare Fausto, Cristina, Tiziana e Giuliana, che sono andati a fare un "mini-Centenario", partendo da Vado di Corno e scendendo dalla Forchetta di Santa Colomba.
Il problema è che il sentiero di discesa non è segnato, quindi non sanno bene nemmeno loro in che punto della strada arriveranno.
Dopo un po' di peripezie e problematiche comunicazioni telefoniche, riusciamo ad intercettarli.
Una bella birra tutti insieme, e cala il sipario su questa bellissima giornata.

Er Gaspa detto anche Andrea ;-)

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